Cosa vedere a Trieste e perchè visitarla?
Al limite orientale della latinità, all'estremità meridionale della germanità, al confine occidentale della slavità, il capoluogo si trova in posizione strategica rispetto alla nuova Europa, come polo innovativo della ricerca e in passato come polo della letteratura e della psicoanalisi.
Proclamata Porto Franco nel 1719 dall'allora Imperatore Carlo VI d'Asburgo ha visto fiorire la città in un susseguirsi di palazzi neoclassici e liberty e ha visto grandi ricchezze di mercanti provenienti da tutto il mediterraneo a cercar fortuna.
I triestini sentono ancora il glorioso passato della loro città e si manifesta in un melanconico quanto consapevole distacco dalla realtà. La voglia d'allegria, di fare festa è tipica dei triestini.
Talvolta la città viene spazzata da un colpo di bora, il vento dell'anima dell'Est. La bora è la più triestina delle esperienze.
Una passeggiata per Trieste
Trieste nel suo DNA è anche austriaca, slovena, germanica, latina, ma anche greca, ebrea, levantina. L'egiziano Cassis, che si era guadagnato l'appellativo di "faraone" per l'ostentazione delle sue ricchezze e il titolo di conte dell'Impero per gli investimenti fatti, fu il primo proprietario del Teatro dell'Opera (1801), oggi Teatro Verdi, che si affaccia sulla zona detta delle Rive accanto alla chiesa greco-ortodossa di San Nicolò (1789) e all'ottocentesco Palazzo Carciotti, intitolato all'armatore greco che lo fece costruire, già sede della Capitaneria di Porto. Il neoclassico Palazzo Stratti, che ospita una delle sedi dele Assicurazioni Generali fondate a Trieste nel 1831 dai facoltosi Morpurgo, si trova sopra il Caffè degli Specchi (1839) e delimita da un lato la Piazza Unità d'Italia, seguito dal Palazzo della Prefettura (1904), decorato con tessere musive dorate che brillano al sole. Di notte, la pavimentazione si illumina di luci blu a ricordare il tempo in cui il mare di spingeva più all'interno.
Da Piazza Unità attraversando Capo di Piazza si arriva in Piazza della Borsa, il cui palazzo d'impronta neoclassica è ora sede della Camera di Commercio. Attraverso lo stretto pasaggio della Portizza, ci si può inoltrare nel ghetto, il "quartiere degli antiquari e rigattieri" che ogni terza domenica del mese si riempiedi bancarelle dell'antiquariato. Pochi passi ancora e si può ammirare il Teatro Romano della fine del I secolo. Imboccando via Roma si entra nel Borgo Teresiano, voluto dall'imperatrice Maria Teresa alla fine del settecento. Originariamente occupato da saline, venne poi trasformato nel centro commerciale della città.
La zona pedonale di Via San Nicolò e Via Dante brulica di locali. Il Canal Grande si spinge tra i palazzi di stile rinascimentale, classico fino alla piazza della chiesa neoclassica di Sant'Antonio Nuovo, quasi fiancheggiato dall'opulenta chiesa serbo-ortodossa di San Spiridione (1868), dove alcuni triestini vanno ancora a farsi benedire per sconfiggere il malocchio.
Dopo piazza Unità d'Italia, dall'altro lato inizia la Città Vecchia: fino all'inizio del Settecento contava poco più di 5.000 abitanti, che la politica economica degli Asburgo elevò a 220.000 in un paio disecoli. Qui ci si imbatte in curiosi negozi artigiani, antiquari, bar, ristoranti e piccoli alberghi. Da qui si può risalire, attraverso il suggestivo Arco di Riccardo (33 a.c.), fino al Colle di San Giusto, patrono della città, per visitare la Cattedrale e il Castello di San Giusto.
Testimonianza dell'odio razziale, già iniziato con lo sgretolarsi dell'Impero, e della fine della grande imprenditoria cittadina è la Risiera di San Sabba, che nel 1944 fu utilizzata come forno crematorio. Quasi sconosciuta la Kleine Berlin di Via Fabio Severo, sistema di gallerie-rifugio antiaereo lungo 1.100 metri, poi collegato a un rifugio militare tedesco, a cui si accedeva dal Tribunale e dalle ville requisite alle famiglie ebree.